Prevenzione Suicidio: Guida Pratica, Segnali di Rischio e Cosa Fare Subito

La prevenzione suicidio significa riconoscere che il comportamento suicidario è spesso la punta di un continuum, dall’ideazione alla pianificazione, al tentativo e al suicidio completato, e intervenire a più livelli per ridurre il rischio.

Intervenire è possibile: esistono segnali riconoscibili, fattori di rischio e protettivi chiari, interventi clinici efficaci e misure strutturali con evidenza.

Qui troverai informazioni pratiche, cosa fare immediatamente, quali servizi contattare in Italia e come costruire percorsi di cura e supporto.

Come psicologa psicoterapeuta, offro percorsi personalizzati di valutazione, sostegno e terapia sia nei miei studi di Padova e Treviso sia come psicologo online, per poter essere di aiuto anche a chi ha difficoltà a spostarsi o preferisce la modalità a distanza.


Prevenzione del suicidio: che cosa significa e perché è possibile intervenire

Definizione: continuum dall’ideazione al tentativo

Il comportamento suicidario non nasce all’improvviso: si sviluppa spesso lungo un continuum che parte dall’ideazione suicidaria, passa per la pianificazione e arriva al tentativo.

Capire questo sviluppo consente di riconoscere fasi in cui l’intervento può cambiare il corso degli eventi.

L’ideazione può essere transitoria o ricorrente; la presenza di un piano dettagliato e di mezzi accessibili aumenta il rischio di passare all’atto.

Per questo la valutazione clinica mira a identificare non solo il pensiero, ma la presenza di intenzione, di un piano concreto e della disponibilità dei mezzi.

Perché la prevenzione è realistica (evidenze e risultati)

La prevenzione funziona perché molte componenti del rischio sono modificabili: il trattamento dei disturbi mentali connessi al suicidio, l’eliminazione dell’accesso a mezzi letali, il rafforzamento delle reti sociali e il follow-up attivo dopo un tentativo riducono mortalità e recidiva.

Organizzazioni come l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e l’International Association for Suicide Prevention promuovono programmi che combinano interventi clinici, formazione e politiche pubbliche; l’evidenza mostra che programmi integrati sono più efficaci della singola misura isolata.

Statistiche chiave in Italia e nel mondo

In Italia le stime indicano prevalenze nella vita di ideazione suicidaria intorno al 3%, piani circa 0,7% e tentativi 0,5%.

A livello globale, circa il 90% dei suicidi è associato a un disturbo mentale e il 60% è collegato alla Depressione maggiore.

Il precedente tentativo rimane il predittore individuale più potente di un suicidio futuro.

Questi numeri sottolineano l’importanza di una sorveglianza epidemiologica accurata e di servizi pronti a intervenire.


Chi è a rischio: fattori di rischio comprovati e gruppi vulnerabili

Disturbi mentali con maggior rischio

Disturbi come la Depressione maggiore, il Disturbo bipolare e la schizofrenia sono associati a un rischio significativamente più elevato di comportamento suicidario. Anche i disturbi d’ansia, i disturbi alimentari (ad esempio l’anoressia) e l’abuso di alcol o droghe aumentano il rischio. La comorbilità psichiatrica — avere tre o più diagnosi contemporanee — amplifica ulteriormente la probabilità di ideazione e di tentativo, rendendo fondamentale una valutazione multidimensionale e un trattamento integrato.

Storia di tentativi precedenti e comorbilità

Un precedente tentativo di suicidio è il fattore predittivo individuale più potente.

Persone con tentativi pregressi richiedono piani di follow-up strutturati, contatto attivo e una rete di supporto stabile.

La comorbilità medica e psichiatrica — ad esempio una malattia cronica dolorosa insieme a depressione — aumenta la vulnerabilità, così come la presenza di abuso di sostanze che può ridurre inibizioni e aumentare l’impulsività.

Fattori sociali e situazionali

Eventi stressanti recenti — lutti, perdita del lavoro, separazioni, difficoltà economiche, diagnosi di malattie gravi o dolore cronico — elevano il rischio suicidario. Anche l’isolamento sociale e la mancanza di reti di supporto sono determinanti importanti. Interventi tempestivi su queste condizioni situazionali, come supporto economico, mediazione familiare o accesso a cure palliative, possono ridurre il rischio.

Categorie professionali a rischio

Alcune categorie mostrano tassi più elevati: militari, personale delle forze dell’ordine e persone detenute presentano rischi aggiuntivi legati a trauma, stress cronico, accesso facilitato a mezzi o isolamento. Il Ministero della Difesa e i servizi penitenziari sviluppano programmi dedicati; tuttavia è cruciale integrare prevenzione primaria e servizi di salute mentale specifici per questi contesti.


Fattori protettivi: come rafforzarli a livello individuale, comunitario e strutturale

Competenze individuali

Competenze come il problem solving, la regolazione emotiva e la resilienza riducono la probabilità che momenti di crisi evolvano in comportamenti suicidari. Interventi terapeutici mirati — training di abilità, terapia cognitivo-comportamentale focalizzata su problem solving — insegnano strategie pratiche per affrontare stress e pensieri intrusivi, rappresentando un investimento preventivo concreto.
Nei miei percorsi di psicoterapia, dedico particolare attenzione a sviluppare queste abilità, aiutando le persone a gestire le difficoltà emotive e ad aumentare le risorse personali per affrontare i momenti critici.

Supporti sociali e reti di aiuto

Una rete sociale solida — famiglia, amici, colleghi, gruppi di autoaiuto — funziona da cuscinetto contro il suicidio. Il senso di appartenenza e responsabilità verso gli altri può diventare un fattore protettivo potente. Creare opportunità di contatto e ridurre l’isolamento con attività comunitarie e servizi di ascolto è una strategia primaria essenziale.

Interventi strutturali

Misure come l’accesso a un alloggio stabile, politiche di sostegno al reddito, programmi di reinserimento lavorativo e spazi pubblici di aggregazione favoriscono la salute mentale collettiva. Ridurre le disuguaglianze sociali e garantire servizi territoriali accessibili aumenta i fattori protettivi a livello strutturale.

Esempi pratici di azioni da intraprendere subito

Azioni pratiche: mantenere contatti regolari con persone in difficoltà, offrire accompagnamento a visite mediche, aiutare a rimuovere farmaci o oggetti pericolosi in casa e facilitare l’accesso a servizi di cura. Anche piccoli gesti concreti — aiutare a fissare un appuntamento, restare accanto in una notte difficile — possono fare la differenza.
Nei miei percorsi propongo sempre strategie pratiche e condivise con la persona e, se possibile, con la famiglia, per aumentare la sicurezza e la possibilità di affrontare il momento di crisi.


Segnali d’allarme: come riconoscerli

Segnali verbali diretti e indiretti

I segnali verbali includono dichiarazioni esplicite come “Voglio morire” o “Vorrei non essere qui”, oltre a frasi indirette del tipo “Sono un peso” o “Non ce la faccio più”. Prendere sul serio ogni accenno è fondamentale: anche un commento apparentemente vago può essere un invito implicito ad aprire il dialogo.

Chiedere direttamente non aumenta il rischio, anzi facilita l’emergere di bisogni specifici.

Cambiamenti comportamentali e situazionali

Cambiamenti osservabili comprendono isolamento, perdita di interesse per attività prima amate, riduzione delle prestazioni lavorative o scolastiche, ricerche di mezzi per togliersi la vita, doni inusuali o saluti d’addio.

Eventi recenti di perdita o umiliazione possono precedere un episodio acuto; la combinazione di segnali verbali e comportamentali richiede attenzione immediata.

Valutare presenza di piano, mezzi e intenzione

Valutare se la persona ha un piano concreto, accesso ai mezzi (farmaci, armi, luoghi pericolosi) e una reale intenzione è il cuore della valutazione del rischio.

Conoscere questi elementi consente di stabilire il grado di urgenza e le misure di protezione necessarie, dalla rimozione di mezzi fino all’ospedalizzazione in caso di rischio imminente.


Cosa fare subito se qualcuno è a rischio

Come chiedere (linguaggio diretto e non giudicante)

Chiedere direttamente è essenziale: frasi semplici e non giudicanti come “Stai pensando di farti del male?” o “Hai un piano per farlo?” permettono alla persona di esprimersi senza sentirsi accusata.

Evitare frasi che minimizzano (“Non essere esagerato”) o che giudicano. Mostrare empatia, ascoltare senza interrompere e usare toni calmi facilita l’apertura.

Azioni immediate

Ascoltare attivamente, non lasciare la persona da sola se il rischio è concreto, rimuovere o mettere in sicurezza farmaci, armi o altri mezzi potenzialmente letali.

Coinvolgere una figura di fiducia o un familiare può essere di grande aiuto.

Se la persona accetta, accompagnarla a un pronto soccorso o a un servizio specialistico.

Quando chiamare 112 o servizi di emergenza

Chiamare il Numero unico di emergenza 112 in presenza di rischio imminente, quando la persona ha un piano e i mezzi o mostra segni di altissima intenzione.

I servizi di emergenza possono intervenire rapidamente e attivare il percorso sanitario adeguato, compresa eventuale ospedalizzazione.

Cosa NON fare

Non minimizzare, non cercare di convincere con ragionamenti morali né colpevolizzare. Evitare frasi come “Pensa ai tuoi figli” in modo accusatorio o “Non fare sciocchezze”.

Non promettere che tutto sarà risolto senza attivare misure di protezione.

La priorità è la sicurezza immediata e il collegamento a servizi professionali.


Interventi clinici efficaci e percorso terapeutico

Valutazione del rischio

La valutazione clinica integra colloquio, storia clinica e strumenti strutturati per misurare ideazione, pianificazione, intenzione, accesso ai mezzi e fattori protettivi.

Questionari e schede di rischio aiutano a standardizzare la valutazione, ma il giudizio clinico resta centrale.

Anche la presenza di contatti recenti con il medico di medicina generale sottolinea il ruolo cruciale dei medici di base nel processo diagnostico.

Nei miei studi e nelle consulenze online, eseguo valutazioni approfondite e personalizzate, utilizzando strumenti scientificamente validati e collaborando, se necessario, con il medico di base e altri specialisti.

Trattamenti con evidenza

Interventi con evidenza includono terapie specifiche come la terapia cognitivo-comportamentale per la prevenzione del suicidio e la Dialectical Behavior Therapy (DBT) per comportamenti suicidari e impulsività.

Il trattamento farmacologico è fondamentale quando c’è una diagnosi sottostante (es. antidepressivi per la Depressione maggiore, stabilizzatori per il Disturbo bipolare), sempre integrato con una strategia psicoterapeutica.

Propongo percorsi di psicoterapia basati sulle linee guida internazionali, sia individuali che familiari, per aiutare le persone a ritrovare strategie di gestione del rischio e prevenzione delle ricadute.

Ospedalizzazione, piano di sicurezza e follow-up

L’ospedalizzazione può essere necessaria in presenza di rischio imminente con piano e mezzi.

Il piano di sicurezza (safety plan) — documento condiviso con strategie di coping, numeri di contatto e passi da seguire in crisi — è una misura preventiva efficace da concordare prima della dimissione.

Un follow-up attivo, con telefonate di controllo e appuntamenti ravvicinati, riduce il rischio di recidiva.

Seguo personalmente la persona anche nel periodo successivo alla crisi, offrendo appuntamenti ravvicinati e mantenendo un contatto attivo per favorire la continuità di cura.

Ruolo dei servizi territoriali e del medico di medicina generale

I servizi territoriali di salute mentale e il medico di medicina generale sono fondamentali per la diagnosi precoce, il monitoraggio e il collegamento a servizi specialistici.

Formare MMG e operatori di primo contatto migliora il riconoscimento dell’ideazione suicidaria e la qualità degli invii ai centri specialistici.


Cosa fare dopo un tentativo o una crisi: prevenzione secondaria e follow-up

Importanza del contatto attivo e della continuità di cura

Dopo un tentativo, il contatto attivo — telefonate, visite, messaggi di follow-up — riduce il rischio di recidiva.

La continuità di cura tra ospedale, servizi territoriali e medico di medicina generale è cruciale per mantenere l’aderenza terapeutica e monitorare segnali di rischio.

Accompagno i miei pazienti in ogni fase del percorso, anche dopo la fase acuta, per garantire una reale prevenzione delle ricadute e un sostegno costante alla persona e alla famiglia.

Elementi di un piano di sicurezza e di gestione post-crisi

Un piano di sicurezza comprende segnali di allarme personali, strategie di coping, contatti di emergenza, modi per rendere la casa più sicura e appuntamenti clinici.

Deve essere semplice, scritto e condiviso con la persona e, se possibile, con un familiare di fiducia.

Coinvolgimento familiare e supporto sociale

Il coinvolgimento della famiglia, con il consenso della persona quando possibile, favorisce la rete di protezione.

Educare i familiari sui segnali di rischio e sulle azioni concrete da intraprendere riduce l’ansia e migliora la gestione delle crisi.

Offro anche percorsi di supporto e consulenza ai familiari, per aiutarli a riconoscere i segnali e a sostenere chi si trova in difficoltà.


Risorse e contatti in Italia: numeri utili, servizi locali e cosa aspettarsi

Numero unico di emergenza 112 e quando usarlo

Il Numero unico di emergenza 112 va chiamato in caso di pericolo immediato per la vita: quando la persona ha un piano, i mezzi e un’intenzione chiara o si trova in una situazione acuta.

I soccorsi attiveranno il percorso sanitario e, se necessario, un trasporto in pronto soccorso.

Linee di ascolto nazionali e servizi regionali

In Italia esistono linee di ascolto nazionali e servizi regionali di prevenzione.

Oltre ai servizi ospedalieri e ai centri di salute mentale, alcune realtà specialistiche come SPS Sant’Andrea – Servizio per la Prevenzione del Suicidio offrono valutazioni e percorsi dedicati.

Le linee di aiuto suicidio Italia forniscono ascolto immediato e orientamento verso servizi clinici locali.

Come trovare e contattare servizi di salute mentale

Il medico di medicina generale è il primo punto di accesso e può inviare a servizi territoriali.

Consultare il sito dell’Istituto Superiore di Sanità (EpiCentro) o il portale della propria regione aiuta a individuare centri territoriali e numeri utili.

In caso di categorie particolari (militari, detenuti), esistono canali specifici consultabili anche sul sito del Ministero della Difesa.

Se senti il bisogno di un confronto, puoi contattarmi direttamente per una consulenza nei miei studi di Padova e Treviso oppure online. Troverai accoglienza, ascolto e percorsi personalizzati di prevenzione e cura.

Se stai leggendo questo testo perché sei in difficoltà o hai paura per qualcuno: chiedere aiuto è un atto di coraggio.

Se la situazione è imminente chiama subito il 112 o rivolgiti al pronto soccorso.

Per informazioni e ascolto cerca le linee di aiuto suicidio Italia e i servizi territoriali; non sei solo e l’aiuto è disponibile.

Puoi rivolgerti anche a me: sono disponibile per consulenze psicologiche e percorsi di prevenzione, sia in studio che online.

Per informazioni o per fissare un appuntamento puoi inviarmi una richiesta di contatto diretto.


*Riassumendo: la prevenzione suicidio richiede attenzione ai segnali di rischio suicidio, rafforzamento dei fattori protettivi suicidio, interventi clinici basati sull’evidenza e politiche strutturali.

Sapere cosa fare se qualcuno parla di suicidio — chiedere direttamente, ascoltare, non lasciare sola la persona e chiamare il 112 se il pericolo è imminente — può salvare una vita.

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