Pensare al suicidio, un avvenimento inspiegabile che lascia tramortiti… Oggi vorrei parlati di questo argomento di cui purtroppo si sente fin troppo parlare.
Pensare al suicidio: cause
Ma quali sono le cause di questo gesto estremo? Cosa può portare una persona a pensare al suicidio? E soprattutto cosa può portare al punto di suicidarsi?
Le cause possono essere molteplici, e se di cause possiamo parlare certamente la principale tra tutte è il dolore, un dolore profondo e senza soluzione.
Un dolore tanto profondo, che porta a pensare la vita non abbia più senso, che porta a vedere la morte come unica soluzione, pur di fuggire da una sofferenza senza fine.
Il suicidarsi è solo la punta dell’iceberg, ciò che crea scalpore!
Sotto c’è molto di più, ci sono tutti gli aspetti della vita di una persona di cui non siamo a conoscenza, e che non ci consentono di comprenderne a pieno il vissuto e quindi le motivazioni di un tale gesto.
Depressione e suicidio a volte due sfaccettature di una stessa medaglia! Non si compie un gesto così estremo dal nulla. Anche se non è una scelta condivisibile e a volte totalmente incomprensibile, non possiamo giudicare dall’esterno.
Per quanto questo gesto possa sembrare insensato, ha senso nell’ottica di chi ha deciso di metterlo in atto, ha senso nella sua storia, nelle sue esperienze e soprattutto nel suo vissuto e nella sofferenza che ha provato.
Tanti sono i motivi che possono condurre ad un gesto del genere: problemi personali, familiari, economici, fallimenti di vario tipo, ecc. Tutti questi aspetti sono accomunati dal fatto che vengono percepiti come qualcosa di insormontabile, e quindi non affrontabile e non risolvibile.
Subentra la perdita della speranza e quindi di conseguenza l’apatia.
E cos’altro è il suicidio se non un modo per lasciarsi andare, per uscire definitivamente da una sofferenza senza rimedio?
Cosa può portare a provare tanto dolore?
Il dolore è un fenomeno assolutamente soggettivo, e quindi pienamente comprensibile solo da chi lo prova.
Lo stesso evento può non creare particolari difficoltà a qualcuno, e divenire fonte di un dolore insopportabile per qualcun altro.
Per una persona ad esempio la perdita del lavoro di cui sentiamo molto parlare potrebbe essere un evento si spiacevole, ma comunque risolvibile. Per un’altra questo stesso evento, può divenire il preludio di un malessere così forte tanto da non trovare la forza di risollevarsi.
Oggi troppo spesso sentiamo parlare di persone che decidono di suicidarsi a causa della perdita del lavoro, a causa del fallimento della propria azienda. La perdita del lavoro è un fallimento, ed è certamente un evento non piacevole, ma per qualcuno chiaramente diviene qualcosa che va ben oltre.
Se riflettiamo un attimo, il dolore è spesso anche qualcosa che si condivide con difficoltà. A nessuno di noi fa piacere dover ammettere la presenza di un malessere, o di problemi ai quali non si sa come far fronte.
Può capitare quindi che persone apparentemente tranquille, possano in realtà portare con sé tanta sofferenza non esternata, che improvvisamente può sfociare sotto forma di un gesto plateale come il suicidio.
D’altronde la società quali aspettative ha nei nostri confronti? Ci vuole simpatici, attivi, competitivi, realizzati, ecc.
Sembra quasi non ci sia posto per la sofferenza, la società si aspetta che rispettiamo determinati standard, e questo porta a volte a nascondere il malessere che proviamo. Questo non funziona!
Si potrebbe fare veramente molto esternando quello che si prova, parlando, non nascondendo la presenza di un problema.
Certamente parlare non basta a risolvere le difficoltà, ma condividere la nostra condizione con qualcuno di cui ci fidiamo, può farci sentire molto meglio, può aiutarci a non cadere nell’isolamento e nell’inaiutabilità.
Più ci chiudiamo e più la sensazione di non poter essere aiutati, e che non ci sia alcuna soluzione aumenta in maniera esponenziale!
Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, perché fare questo non è un segno di debolezza, anzi è l’ esatto contrario è un gesto d’amore verso se stessi.
Il suicidio è il gesto finale che una persona sceglie quando nella propria vita non vede altre possibilità, non vede alcuna speranza.
Ma dietro c’è molto di più, ed è molto quello che si può fare se si decide di non mettere la testa sotto la sabbia!
E poi ci sono coloro che restano, i familiari!
E se chi ha scelto di attuare tale gesto certamente portava con sé molta sofferenza, per chi resta è molto più difficile dover affrontare qualcosa di totalmente inatteso ed incomprensibile. Trovarsi a subire la scelta di un’altra persona, la scelta di una persona amata, una scelta tremenda e che sembra impossibile da accettare ed elaborare.
I familiari soffrono certamente per la perdita improvvisa del loro caro, ma quello che a volte li fa soffrire ancora di più, è voler trovare una risposta alla domanda perché? Perché è successo? Perché non me ne sono reso conto?
Una vera risposta purtroppo non c’è, e in tutto ciò dovranno trovare il modo di andare avanti e di fare i conti con una dura realtà: che non si può aiutare chi non vuole essere aiutato, che a volte non si può capire se l’altro per dei suoi motivi non ha voluto condividere il proprio dolore, e che non è possibile avere il totale controllo dell’altro.
Una dura realtà è che il nostro potere finisce dove inizia la libertà dell’altra persona…
Prendere consapevolezza di ciò non consola, ma aiuta a distinguere se stessi dall’accaduto e da una scelta contro la quale poco si poteva fare.
Questo dolore andrà vissuto fino in fondo come ogni altra tipologia di lutto, e in casi di lutto bloccato con l’ausilio di un professionista che possa accompagnare lungo questo processo.
Non è mai utile nascondere il dolore. Un dolore non superato e represso può portare grandi problemi (depressione, perdita della gioia vivere, problemi con se stessi e con gli altri).
L’accaduto chiaramente non può essere cancellato. Ma questo dolore anche se all’inizio sembra impossibile, nel tempo e con il giusto aiuto diverrà più accettabile, troverà una sua collocazione dentro di noi. E non sarà più qualcosa che blocca, ma con cui è possibile vivere per andare avanti.
Nonostante tutto ci si troverà di fronte alla difficile scelta se lasciarsi andare, o vivere e andare avanti come chi non c’è più ma che ci ha amato tanto vorrebbe per noi…
Come psicologo oltre al servizio online, ricevo in studio a Padova e Treviso e da più di 12 anni ascolto ed aiuto persone concretamente ad uscire da situazioni difficili, e riprendere in mano la propria vita.
In condizioni di bisogno e sofferenza posso aiutarti ed accompagnarti in tal senso, verso una nuova consapevolezza ed un rinnovato benessere.